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Arriviamo subito al dunque, senza tanti giri di parole, così almeno capisci subito il tema che poi approfondirò in questo articolo.
La domanda è questa: E’ possibile fare SEO al giorno d’oggi senza Link Building?
La rifaccio ancora più semplice ed esplicita: E’ possibile far arrivare un sito web nei risultati organici in prima pagina di Google solo con la SEO on-site, senza lavorare sull’acquisizione di backlink?
La risposta è una sola: No, non è possibile! In questo post ti spiego perché!
L’argomento link building negli ultimi anni è stato parecchio dibattuto, in pratica su blog, forum e gruppi social in ambito SEO, gli esperti di settore ne hanno parlato in tutte le salse. Tutto nasce proprio per mano di Google, che nel 2012 con il rilascio del Penguin Update, manifesta con decisione il proprio impegno contro lo spam, inteso come tutte quelle attività finalizzate a manipolare il ranking di un sito e quindi i risultati della ricerca. Ricorda infatti, che da sempre l’obiettivo di Google è quello di dare agli utenti risultati pertinenti e di qualità.
Prima di allora, webmaster e SEO di tutto il mondo avevano fatto link building in maniera quasi selvaggia, raggiungendo il loro scopo senza curarsi più di tanto della qualità dei link acquisiti per capirci. Ma con l’arrivo di Penguin tutto cambia, cominciano a fioccare le penalizzazioni nei confronti di chi fa link building con tecniche poco ortodosse che violano le linee guida di Google.
La strategia del terrore di Google e l’ignoranza
La community SEO di tutto il mondo comincia a dibattere su come si debba cambiare il modo di fare link building, o se sia addirittura una pratica sconsigliata e da abbandonare completamente per evitare di incorrere nelle tanto temute penalizzazioni di BigG. Tutta questa demonizzazione della link building da parte di tantissimi blog dedicati all’argomento SEO, ha contribuito ad alimentare il terrore diffuso da Google. Addirittura uno dei suoi portavoce John Mueller, durante una discussione immortalata in un video in Google+ hangout, era arrivato a sostenere di non fare assolutamente link building, perché considerata come una tecnica innaturale.
A queste dichiarazioni ne sono susseguite altre dello stesso tenore, così come sono stati rilasciati altri aggiornamenti di Penguin, che ha pian piano spazzato via dalla serp centinaia di siti e network spammosi, colpevoli di non aver rispettato le regole di Google. Dopo queste penalizzazioni sono fioccati in rete articoli e case study che tuonavano più o meno così: “ecco cosa succede a fare link building”.
Come conseguenza il rel=”nofollow” è diventato in un batter d’occhio l’attributo più utilizzato sui link per mettersi al riparo da qualsiasi penalizzazione. In una sola parola è scoppiato il caos e la paura si è diffusa a livello planetario, facendo scattare mille dubbi sulla vita della SEO e sugli eccessivi rischi per le aziende nell’investire su questa attività di Search Marketing.
Da SEO esperto, io sinceramente ho sempre trovato tutto questo una esagerazione e lo sai perché? Perché chi come me fa SEO da tanti anni, facendo test su progetti propri e consulenze per clienti in vari settori, sapeva benissimo che questa storia della link building era una immensa operazione di comunicazione per spaventare/dissuadere webmaster e Search Marketers ignoranti. Gestisco oltre 400 siti web e nemmeno uno è stato oggetto di penalizzazione. Le uniche penalizzazioni in cui mi sono imbattuto hanno afflitto dei piccoli siti che utilizzo per dei test personali, atti proprio a determinare quali siano le attività più o meno proficue e rischiose in ambito SEO. Insomma, ero consapevole di prendere prima o poi una penalizzazione, proprio perché stavo sperimentando azioni rischiose.
Fatta questa lunga premessa, ora ti dico la verità sulla link building.
La link building è necessaria!
Non lo dico io, ma un recente studio pubblicato da Moz che evidenzia come un sito web non può avere visibilità e buon ranking su Google senza la presenza di backlink forti. La ricerca infatti sostiene per l’ennesima volta, che c’è una diretta correlazione fra il numero e la qualità di link in entrata e il ranking organico raggiunto dal sito.
La storiella del Content is King, o che User is King va bene, condivido, al primo posto anche io metto usabilità, accessibilità, contenuti di qualità e di valore per gli utenti. Ma se il tuo sito non ottiene dei link spontaneamente, oppure tu non fai niente per ottenerli, stai pur certo che non verrai premiato da Google e il tuo sito non otterrà mai un ranking tale da acquisire visibilità e traffico. Se pubblichi solo contenuti di qualità e non fai link building magari potresti anche riuscire ad acquisire link totalmente in maniera spontanea, scalando piano piano il ranking organico, ma potresti metterci un secolo e nel frattempo il tuo business online potrebbe risentirne.
Al contempo se il tuo sito web o blog ha un buon ranking, ma non si trova nella posizione a cui ambisci, o magari è dietro ad un diretto competitor, stai pur certo che 8 volte su 10 la causa è il profilo di link che è inferiore come quantità e qualità rispetto agli altri risultati meglio posizionati in serp. Si perché diciamolo chiaramente, non è che i tuoi concorrenti stanno fermi a guardare. Come tu cerchi di migliorare il ranking su Google, gli altri fanno lo stesso, facendo costantemente link building per mantenere le prime posizioni conquistate. Questo lo dico per coloro che sono in quella che io chiamo “zona comfort” , cioè le persone che hanno raggiunto con il loro sito un ottimo ranking e che pensano rimanga sempre tale, come se la serp fosse scolpita nella roccia.
Link Building e SEO sono morti? Ma per piacere!
C’è chi ti dirà che investire sulla SEO non è conveniente, che è tempo perso, che sono soldi buttati. Tutte fandonie, come dimostra questa ricerca fatta da Econsultancy, che ha intervistato oltre 1000 aziende, chiedendo loro quali fossero i canali digital che generano il miglior ROI.
Come puoi vedere nel grafico di seguito gli investimenti in ambito SEO sono i più proficui, preceduti solo dall’Email Marketing (ma non doveva morire pure quella?)
E non a caso, un’altra autorevole ricerca condotta da Strong View rivela che nel 2015 marketers e aziende mettono la SEO fra i primi 4 canali su cui investire.
Ora, io non sono sicuramente il miglior SEO al mondo, ma fidati di esperienza ne ho parecchia! Senza fare lo sborone (anzi un pochino si), sono 10 anni che faccio SEO, ho 5 siti personali che generano decine di migliaia di Euro tutti i mesi, solo grazie al traffico organico ottenuto con attività SEO e Link Building. Per non parlare dei miei clienti, che acquisiscono il grosso dei loro lead e fanno grandi volumi di vendite online sempre grazie ai risultati generati da SEO on-site e acquisizione link.
In alcune Serp il più pulito c’ha la rogna
Se sei arrivato a questo punto dovresti aver capito il mio pensiero, cioè che la Link Building non è il male, anzi, serve e non puoi farne a meno se hai deciso di investire per ottenere visibilità organica sui motori di ricerca. Se non ti fidi di me e hai ancora paura che qualche link buono ti faccia prendere una penalizzazione, ti dico che in alcuni settori, i primi risultati in serp sono tutti relativi a siti web sostenuti da attività di Link Building che non rispettano affatto le linee guida di Google.
La mia agenzia Secret Key eroga regolarmente consulenze SEO per grossi clienti in ambiti come Assicurazioni, Automotive, Travel e posso assicurarti che sono settori in cui il più pulito c’ha la rogna.
Nel senso che molti competitors dei miei clienti infatti acquistano regolarmente link a pagamento, utilizzando anche altre tecniche vietate come l’utilizzo di anchor keyword palesemente forzate e spammose, inserite pure in guest post di scarsa qualità.
Ho anche tantissimi colleghi e amici SEO Specialist che fanno Link Building manuale per siti e portali in ambiti ancora più competitivi, come gambling, sex, hardware, e anche loro mi confermano lo stesso trend. Questo significa che le aziende sanno che Google predica parecchio, ma in realtà non è ancora in grado di capire quando e se un link è spontaneo o comprato. Se tali aziende facessero quello che Google consiglia, probabilmente i loro siti web non avrebbero la visibilità che necessitano e perderebbero una opportunità di promozione lasciando spazio ai concorrenti più sgamati.
Allo stesso tempo è opinione diffusa, che Google per determinate serp e settore è come se chiudesse un occhio.
Altrimenti non si capisce come mai alcune serp ancora oggi facciano così schifo e siano zeppe di risultati relativi a siti brutti, vecchi e poco aggiornati, che si trovano stabilmente nelle prime posizioni del ranking rispetto ad altri risultati molto più validi e meritevoli.
Come fare Link Building in maniera sana
Prendere una penalizzazione è molto facile, di attività SEO border line ce ne sono una montagna e purtroppo in giro è pieno di sprovveduti che si improvvisano Specialisti SEO per poi fare disastri.
Al contempo per fortuna di modi per fare link building a rischio zero ce ne sono tanti. Sicuramente come ho scritto in passato nell’articolo “Come ottenere link in mercati competitivi” il content è alla base di tutto.
Se realizzi contenuti utili e di grande valore per gli utenti, come e-book, infografiche e report gratuiti, tutto è più facile. Ma poi devi anche essere in grado di promuoverli, individuando blogger e influencer potenzialmente interessati a condividere il contenuto da te realizzato.
I social sono uno straordinario alleato per fare link building e fra l’altro i Social Signals sono anche riconosciuti come uno dei nuovi fattori di posizionamento organico dell’algoritmo di Google.
Fra l’altro al prossimo Corso SEO Pratico che terrò insieme al collega Dario Ciracì, presenterò proprio un mio caso studio sul valore dei social signals lato SEO.
La sostanza insomma è questa: se vuoi posizionarti su Google devi fare anche link building, ma mettondoci la testa, puntando sui contenuti di qualità, acquisendo link pertinenti da siti in trust, facendo blogging outreach e scandagliando i social per trovare validi influencer. Il tutto nelle giuste dosi e nei giusti momenti.
Fare SEO e link building è come cucinare una buona torta. Non bastano solo gli ingredienti, serve la tecnica corretta per capire come bilanciarli e amalgamarli, ma anche l’esperienza per capire quali sono temperatura e tempi di cottura ideali. Se canni uno di questi elementi, la torta verrà una schifezza!
Conclusioni
Che cosa abbiamo imparato oggi?
1) Prima regola se vuoi fare Link Building: mai farsi beccare da Google!
2) Seconda regola: non dimenticarsi mai della prima regola
3) Investire sulla SEO è ancora oggi una ottima scelta, ma non deve essere l’unico canale digitale su cui puntare
4) Google è il banco, ma in questo caso il banco non vince sempre. Lo puoi fregare!
5) Cercare di posizionare un sito su Google con la sola SEO on-site è come cercare di curare l’AIDS con dei fiori di Bach
Te l’ho già detto, ma te lo ripeto, non si sa mai ti sia sfuggito. Il 9 e 10 Ottobre 2015 a Roma terrò un corso SEO dal taglio pratico, in cui ci sarà teoria ma anche tante esercitazioni che serviranno a farti capire come fare SEO per davvero.
La Link Building e le Digital PR saranno uno degli argomenti principali del corso, quindi se ti interessa l’argomento e vuoi migliorare le tue competenze SEO a 360 gradi, ti consiglio di leggere il programma completo e iscriverti al volo, anche perché il prezzo attualmente è scontato e i posti sono in via di esaurimento.
Uomo avvisato mezzo salvato. Un saluto e buon SEO!
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Credits immagine anteprima – Shutterstock Miti e Verità
Beh, consolati, stando a questo articolo (http://www.lastampa.it/2015/09/16/tecnologia/blog-e-siti-web-scompariranno-entro-tre-anni-1Myoihb5jEtOKvDYIKc8CJ/pagina.html ) anche blog e siti web saranno destinati a sparire entro 3 anni, soppiantati da social e piattaforme accentratrici.
Posto che non mi lancio in previsioni (e non dovrebbero nemmeno farlo altri con tanta sicumera), credo che nel web nulla sparisca e tutto evolva, come nel caso della SEO… quindi ogni volta che qualcuno parla della morte di qualcosa storco il naso :-)
Il tuo articolo è stato molto utile e credo che approfondirò leggendo gli altri post del tuo blog, grazie!
Bingo! Prevedere che un determinato canale, tecnologia o strumento morirà è spesso rischioso e infondato. L’email marketing anche doveva sparire e invece è diventato il canale con ROI più elevato. Grazie del commento.